All’inizio degli Anni 60 Olivetti era un’azienda modello, affermata a livello italiano e mondiale nei campi delle macchine da scrivere e delle calcolatrici elettromeccaniche. Aveva investito nell’elettronica con risultati importanti, come l’Elea 9000: primo grande calcolatore a transistor prodotto “in serie”. A capo di un piccolo team, Pier Giorgio Perotto immaginava che i tempi fossero maturi per un calcolatore elettronico “da scrivania”, utilizzabile anche da gente comune – contabili, ingegneri, progettisti… – che all’epoca non avrebbero potuto entrare da soli in un centro di calcolo, tanto meno scrivere un programma e ottenere subito i risultati. A partire dal 1963 il team di Perotto, di cui faceva parte Gastone Garziera, metteva insieme le parti costitutive di una macchina originale e rivoluzionaria, chiamata internamente “perottina” oltre che con il nome ufficiale di Programma 101 (P101). Di fatto, la P101 era il primo calcolatore elettronico “da scrivania” per uso personale, che anticipava di almeno 15 anni prerogative dei moderni personal computer, come l’integrazione dell’I/O, la memoria di scambio magnetica, l’ergonomia e il design. Presentata in sordina alla fiera mondiale di New York del 1965, la P101 divenne un’attrazione, grazie alle dimostrazioni di calcolo dell’orbita di un satellite e al gioco Angela Game in cui risultava praticamente imbattibile. Più che dalle prestazioni, i visitatori erano stupidi dal funzionamento interattivo e dalle ridotte dimensioni. La P101 poteva memorizzare sequenze di 120 istruzioni (240 sulle schede magnetiche), registri a 22 cifre decimali e stampava i risultati a 30 caratteri al secondo. Ogni aspetto della macchina era stato progettato o rivisto da zero, nel minimo dettaglio: dal codice di programmazione, al design curato dall’architetto Mario Bellini per non mettere in soggezione tanti nuovi inesperti utilizzatori. Olivetti vendette migliaia di P101 in Europa e negli USA (tra i clienti anche la NASA, impegnata nei primi esperimenti spaziali). Le successive vicissitudini industriali di Olivetti non permisero però di sfruttare appieno il potenziale commerciale del prodotto. Quando finalmente l’azienda di Ivrea decise di investire di più nell’informatica personale, non era più sola a proporre questo genere di sistemi e l’invenzione del processore aveva innescato una nuova importante rivoluzione. Gastone Garziera, membro del team che ha progettato la P101 ripercorrerà le fasi del pionieristico progetto in due distinti interventi il 5 marzo prossimo a Milano, in occasione della mostra convegno BitStory presso la Ex Fornace, Alzaia Naviglio Pavese, 16
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Elea: alle origini del primo computer a transistor
Nella storia dell’Informatica c’è stato un momento in cui l’ingegno di poche persone ha consentito anche in Italia di raggiungere risultati di vertice nelle tecnologie. Parliamo degli Anni ’50 quando, per iniziativa di Adriano Olivetti, un piccolo gruppo di matematici, fisici e ingegneri si ritrovò a lavorare insieme a Barbaricina, alla periferia di Pisa, nell’improvvisato Laboratorio Ricerche Elettroniche, per dare un seguito “industriale” al lavoro di ricerca e progettazione fatto con l’Università per la costruzione della CEP (calcolatrice elettronica pisana). Da quel progetto sarebbe nato il primo calcolatore italiano prodotto in serie, l’Olivetti Elea 9000, primo in Europa a utilizzare i transistor: componenti che consentivano maggiore affidabilità di funzionamento rispetto alle valvole termoioniche. Il primo studiato anche sotto il profilo dell’ergonomia e del design, curati da Ettore Sottsass.
Del gruppo di pionieri che condivise quest’avventura fa parte Franco Filippazzi che dopo l’esperienza di Barbaricina lavorò nei laboratori di Pregnana Milanese, prima con Olivetti e poi con le società americane che subentrarono: General Electric e Honeywell. Franco Filippazzi ripercorrerà i momenti chiave dell’esperienza Elea e Olivetti il 5 marzo prossimo a Milano, nell’ambito della mostra-convegno BitStory, presso lo spazio Ex Fornace, Alzaia Naviglio Pavese, 16